La Quarta Commissione parlamentare, istituita per fare chiarezza in merito alle problematiche inerenti l’ uranio impoverito, ha deliberato: “Criticità hanno contribuito a seminare morti e malattie tra i lavoratori militari”
Dallo scarto del processo di arricchimento dell’uranio si ottiene l’uranio impoverito. Nel corso della storia di questo materiale, già di per sé disseminata da fumosità, mai come negli anni ’90, soprattutto ad uso improprio (per lo più militare), si è vista con prorompente eco la macabra correlazione tra uranio impoverito e malattie mortali.
La quarta Commissione parlamentare, istituita per fare chiarezza in merito alle problematiche inerenti l’uranio impoverito, ha deliberato: “Criticità hanno contribuito a seminare morti e malattie tra i lavoratori militari”. Dieci voti a favore, due contrari (i negazionisti sono Elio Vito di Forza Italia e Mauro Pili del Gruppo Misto).
Secondo la Commissione, dunque, è possibile parlare di una importante correlazione tra l’utilizzo di uranio impoverito e “morti e malattie”
Ciò sarebbe dovuto a “sconvolgenti criticità” presenti all’interno della sicurezza e del sistema sanitario militare “in Italia e nelle missioni all’estero”. Questo perché la “diffusa inosservanza degli obblighi (…) risulta perfettamente funzionale a una strategia di sistematica sottostima, quando non di occultamento, dei rischi e delle responsabilità effettive”.
Bloccato a Pristina per un reportage, scrivo una mail al Colonnello Vincenzo Grasso della KFOR, Kosovo Force, la forza militare internazionale guidata dalla NATO, per avere più dati possibile sotto mano. Grasso mi dice che “eventuali richieste di informazione [al riguardo] vanno indirizzate direttamente al Ministero o allo Stato Maggiore della Difesa”.
Giro subito la mail all’indirizzo che mi viene dato. La risposta è quanto segue: “La Commissione parlamentare si è già espressa sull’argomento che non richiede un nostro commento. La invito a consultare il sito della Camera dove sono pubblicati i lavori della Commissione che riportano i dati e le testimonianze che Lei ricerca. Cordiali saluti”.
Il fatto rilevante, a questo punto, è che – sebbene il report sia uscito – la questione non sembra essersi né risolta, né tantomeno chiarita.
Leggi l’articolo originale di Lorenzo Sassi su TPI News, 22 Mar. 2018