Polveri di amianto: Mia moglie non c’è più per colpa dell’amianto

Con una mano tiene tutta la documentazione clinica dove più volte si legge la parola mesotelioma. Con l’altra accarezza la cornice dove è in bella vista l’immagine di sua moglie morta sette anni fa per aver inalato polveri di amianto.

E si commuove. Romildo Varrecchioni, 81 anni, per una vita portiere all’ospedale di San Martino, ancora non si dà pace. “Sono certo che se le istituzioni avessero fatto il loro dovere a quest’ora mia moglie sarebbe ancora a casa con me. E non ho nemmeno preso un soldo, nonostante lo Stato da un paio di anni metta a disposizione un fondo per i parenti delle vittime dell’amianto”.

LA STORIA – Romildo Varrecchioni abita nel quartiere di Su Brugu ad Oristano dal 1973. Sino al 1958 però ha vissuto assieme a sua moglie Antonia Pompianu a Marrubiu, a 500 metri dall’ex stabilimento della Cema Sarda, dove fino al 1994 si producevano manufatti di amianto. Sempre a poca distanza da quella bomba ecologica, in un terreno di sua proprietà Romildo Varrecchioni per anni ha piantato insalata, pomodori, zucchine e melanzane.

“Ho smesso quando mi sono accorto che nel mio pezzo di terra arrivava una grossa quantità di acqua che proveniva dallo stabilimento. A quel punto chiesi aiuto agli allora amministratori ma senza ottenere nulla. Senza parlare poi delle polveri che per anni abbiamo respirato. Non conto le volte che ho chiesto la chiusura dell’azienda”.

IL TUMORE – Nel 2007 ecco le prime avvisaglie della malattia. Antonia Pompianu inizia ad accusare dolori al torace. Subito la corsa all’ospedale e poi la diagnosi: mesotelioma pleurico, il tumore provocato dall’esposizione all’amianto.

“Dopo tre anni è morta e a me sono rimasti solo i fascicoli che raccontano la sua brutta vicenda: – racconta Varrecchioni – purtroppo la malattia si manifesta dopo anni dall’inalazione delle polveri di amianto , quando ormai è troppo tardi. Nonostante questo ad oggi non ho preso un euro: l’Inail mi ha fatto sapere che la legge si riferisce ai decessi avvenuti dal 2015”.

Leggi l’articolo originale di Sara Pinna su UnioneSarda.it