MILITARI, URANIO E VACCINI: la verità di Stato censurata dai media

Nata alla fine del 2004, in seguito alle tante polemiche e alle pressioni dei militari e delle famiglie, la Commissione Parlamentare di Inchiesta sull’Uranio Impoverito è giunta alla conclusione dei lavori nella sua quarta legislatura.

Molta strada è stata fatta in questi anni: ricordiamo le prime indagini e le prime drammatiche testimonianze, quando si studiavano gli effetti delle munizioni Nato nelle missioni nei Balcani. La Nato, che dapprima negava, finì con l’ammettere pubblicamente la presenza di uranio, e fu l’allora ministro della Difesa a comunicarlo ufficialmente al Parlamento: era Sergio Mattarella.

I lavori della quarta Commissione Parlamentare di Inchiesta sull’Uranio Impoverito sono confluiti nella Relazione Finale presentata alla stampa il 7 febbraio scorso, un documento da cui si evince come la Commissione oggi abbia rivolto la sua attenzione a moltissimi altri aspetti della salute e dell’integrità psicofisica del nostro personale militare, e anche della cittadinanza: dagli inquinanti ambientali nelle missioni all’estero alle cautele da adottare sulla missione in Niger; dall’amianto in Marina all’insufficienza di prevenzione e vigilanza; dalle emergenze ambientali nei poligoni di tiro alle conseguenze delle massive vaccinazioni a cui è sottoposto il personale militare. Si esamina, a questo proposito, anche il Progetto Signum del Ministero della Difesa (qui la relazione), ribadendo come più di 5 vaccini somministrati contemporaneamente rappresentino un rischio genotossico per i nostri soldati.

Le conclusioni della Commissione, in questa legislatura, sono state durissime

Nel documento si mettono in evidenza anche il “negazionismo” dei vertici e il silenzio delle autorità. E non si tratta di meri commenti o valutazioni politiche: è da tenere ben presente che i lavori delle Commissioni Parlamentari di Inchiesta, ciò che scrivono, le conclusioni a cui giungono, sono verità giudiziarie. E in questo senso, la Relazione Finale rappresenta una drammatica sentenza sull’attenzione dello Stato verso la salute del proprio personale militare.

Leggi l’articolo originale della redazione di Byoblu, Pubblicato il 30 marzo 2018.